Meeting REXANTHONY
6 min readJ: Rexanthony, seppur giovane, è un pezzo di storia della musica elettronica, il tuo stile ha subito molte evoluzioni pur restando molto riconoscibile, ora come credi stia evolvendo il trend edm che ha travolto tutti?
R: Partiamo dal concetto che il termine EDM in se stesso è una contraddizione incredibilmente reale. Per EDM si intende Electronic Dance Music e quindi un termine che abbraccia un campo enorme quanto privo di senso. Io dico che oggi EDM vuol dire prioritariamente 128 BPM e all’interno di queste battute, il grande valore del genere, è che puoi fare tutto quello che vuoi. E’ normale che esistano abissi ad esempio fra un brano di Calvin Harris e un “Animals” di Garrix… ma per gli addetti ai lavori sono entrambi EDM. Personalmente ho iniziato con “For You Marlene” anticipando di molto il genere hardcore…. poi ho realizzato una serie di opere techno: i mitici “Technoshock” che erano album e non singoli. E sicuramente “Cocoricò Three” grazie alla fiducia che nel 1995 mi diede il grande Bruno Palazzi. Quel doppio album, a parte le vendite costanti nel corso degli anni, è stato oggetto di oltre 12 licenze e ristampe internazionali…. e ha profetizzato la storia evolutiva di uno dei club più importanti d’Europa. Poi sono passato attraverso la trance, l’hardcore (con l’album “Hardcorized”) e l’hardstyle (con l’album “Drag Me To Hard”). Da circa 4 anni faccio EDM-electro-progressive… e ho avuto la fortuna di centrare subito l’obiettivo con il singolo “Electronic Generation”. Mi chiedi come si sta evolvendo l’EDM? Io dico che si è già trasformata in Future House e in Electro Next.
J: Cosa ti ispira maggiormente quando crei la tua musica?
R: Non ascolto i dischi degli altri, come fanno i classici DJ, perchè io sono musicista. Le ispirazioni sono molteplici ma prima di tutto nascono dagli stati d’animo che ciascuno di noi attraversa nel corso della giornata. Spesse volte compongo alla fine di un concerto, quando rientro nella mia stanza e mi vengono delle idee che non ho sfruttato nel corso del live. Prendo il mio Mac e lavoro…. altre volte vado in montagna e compongo.
J: Sappiamo che possiedi un’infinità di Synths… Sia hardware che software,se dovessi sceglierne 3, a quali non potresti rinunciare?
R: Uno sicuramente è il Korg Trinity, un altro è il Mini Moog analogico storico (di mia madre)…(Doris Norton n.d.r) ed uno sicuramente è il Roland bassline. Come batterie non posso non amare ancora la Roland TR909. Come synth software plug-in ne ho una barca e non mi dispiace nè il Nexus, nè il Massive.
J: Puoi parlarci un pò della collaborazione con il Principe Maurice x una versione del tuo più recente brano “Colors”?
R: La mia label Musik Research ha trovato dei punti in comune con il mondo artistico del Principe Maurice….. sicuramente il personaggio della notte più importante in Italia. Ci siamo visti nel corso del concerto a Bologna all’Unipol Arena (Memorabilia by Cocoricò) e lui è stato molto attratto dal brano “Colors” il quale in questo inizio autunno è presente in molte charts ed ha avuto il merito di aver raggiunto il 26° posto di iTunes official.Ha voluto inciderlo in lingua francese e la cosa mi ha molto soddisfatto perchè ritengo che possa emanare ulteriori emozioni. Quindi la prima uscita sarà “Colors” (French Edit) per fine Ottobre 2015, a cui seguiranno altri 2 singoli, un paio di E.P. ed un super album 2016 con situazioni anche molto sperimentali…. stiamo facendo insieme un “Capturing Matrix” ambient davvero dream ed un altro assolutamente oltre l’electro. Non è detto che porteremo questo progetto live: io (voce tastiere synth) e lui front-man…. staremo a vedere.
J: Con quale artista vorresti collaborare prossimamente?
R: Amo indubbiamente l’istintiva energia di Aoki… e siccome io ho sempre fatto cose dure, potrebbe essere una buona simbiosi. Comunque qui lo dico e qui lo nego…. io me ne frego di tutto e di tutti. Nel 2015 ho fatto concerti che hanno attirato dalle 10 alle 13.000 persone a data.. e quindi me ne sbatto.
J: Progetti futuri?
R: I progetti futuri sono tanti e sono troppi: innanzitutto grandi dischi e lives sempre più coinvolgenti, in area EDM e sempre meno in area Memory. Poi mi stanno dando un acconto per scrivere un libro su di me… soltanto che io non ho voglia di farlo e quindi sono in cerca di un/una giornalista che non faccia solo una banale biografia ma riesca e rendere il libro affascinante… so che non è facile. Altro progetto iper è la realizzazione finalmente dell’intero album “Electronic Generation”, tutto rigorosamente EDM-Electro con 10-12 brani assolutamente inediti. Quindi ultimare l’album di Stedel che è un progetto che mi ha impegnato molto ed infine, come se non bastasse, il mettere a fuoco una trasmissione radiofonica (network) curata da me.
J: Come operi in studio e come si diversificano i tuoi lives ?
R: In studio da sempre amo lavorare da solo….. non voglio collaboratori; posso partire o da un timbro o da un effetto o da una melodia e da lì comincio a costruire il brano: successivamente passo agli arrangiamenti effettuando poi decine di mixaggi diversi che ascolto infinite volte prima di scegliere il definitivo.
Nei lives il mio spettacolo è duplice: a seconda delle esigenze posso operare nella “techno memory ’90”, forte di tutti gli albums techno trance che ho fatto, ma so offrire anche un’ora ipercompressa di edm, eclectro, progressive o come la chiamano adesso futurehouse, naturalmente inedita e d’autore… tutto questo perchè non sono un DJ ma un musicista che può operare in mille generi.
J: Rexanthony e Antonius Rex, come riesci a districarti tra 2 progetti così diversi?
R: Devo dire che ho fatto tutte le tastiere e ho partecipato alle composizioni di un album mitico degli Antonius Rex (band rock-progressive) intitolato “Hystero Demonopathy”. E’ stato un album che abbiamo fatto uscire il 12-12-12 e che mi ha impegnato moltissimo. In Italia è arrivato al primo posto nel mondo rock indipendente (Masterpiece) e a livello di worldwide ha fatto incredibili downloading. La critica ne ha parlato come di un album cult divino e sicuramente sono uscite almeno 20 interviste e 60 redazionali in tutto il mondo. Lavorare anche nel rock-gothic-metal è un’esperienza che mi ha molto arricchito… anche perchè è molto più complessa a livello armonico-compositivo. Il mio amore di sempre resta comunque l’elettronica dove penso di poter dire la mia, sia nei lives che nella ricerca dei timbri.
J: La giornata tipo di Rexanthony tra studio e management della tua Label come si svolge ?
R: Da poco più di un anno abbiamo aperto la casa discografica Musik Research, la quale in questo momento ha oltre 30 artisti. Musik Research funziona primo come etichetta, secondo come distribuzione worldwide e terzo come editore. L’area di tendenza elettronica di Musik Research ha al momento oltre 20 artisti… ed ogni giorno abbiamo richieste di gente che vuole incidere da noi, al punto tale che sto cercando due collaboratori. E’ una storia che mi soddisfa molto e ti fa sentire i nuovi giovani vicini perchè sanno di trovare professionalità, comprensione e competenza… e sanno anche che i brani che escono da noi non sono inferiori ne a olandesi ne a americani. Chiaro?
J: Come si fa a uscire con la Musik Research?
R: Basta mandare un demo mp3 e noi ci rendiamo conto se il progetto è fattibile. Dopo di che ci sono tre modi operativi diversi che sarebbe troppo lungo elencare in questa sede. Comunque il modo migliore è quello che noi collaboriamo realmente con il nuovo artista… e che quindi l’artista sia nei nostri studi insieme ai nostri musicisti per realizzare il prodotto e limarlo decine di volte prima di farlo uscire. Garantiamo una distribuzione worldwide ed abbiamo il merito di essere ancora indipendenti, a differenza delle 2 o 3 label elettroniche presenti nel mondo, auspicate da tutti, che ormai sono diventate miliardarie, non guardano più l’artisticità del prodotto e stanno spostando il loro baricentro nell’area pop-dance.
J: Quale consiglio daresti ad un dj e quale invece ad un producer?
R: Non essendo io un DJ non sono in grado di dare consigli ai DJ. Penso invece di poter dire qualcosa ai produttori come me, dichiarando ufficialmente che anche se i tempi non sono dei migliori, è un preciso dovere di chi produce, continuare a produrre e cercare delle joint venture importanti. Fondamentale è che il giovane oggi sappia che non può costruire il suo futuro economico sulle vendite ma può sicuramente costruirlo sui lives… perchè non ci saranno mai lives che potranno essere scaricati e rubati. Se il brano realmente funziona (ed è sempre più difficile oggi visto che ne escono centinaia al giorno) ci sarà prima o poi un manager disposto a proporre al nuovo artista una serie di lives. Certo, cerchiamo di non imitare quei due coglioni che hanno pagato tutto….. Il pay-to-play è un suicidio, ma il mondo è pieno di suicidi.
Thanks
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